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giovedì 24 settembre 2015

Codice Genesi, Ken il Guerriero non sei nessuno.



Per chi ancora non ha visto questa chicca del cinema apocalittico e, fuorviato dal titolo altisonante e dalla presenza del buon Denzel, pensa di gustarsi un thrillerone impegnato a base di colpi di scena e scene di azione ben dosate, ha sbagliato di grosso.
Qua siamo di fronte ad un manga giapponese travestito da produzione americana e l'unico colpo di scena è quello del finale, ma più che altro sarà un colpo metaforico ai vostri gioielli di famiglia e servirà solo ad aumentare fino al culmine della vostra sopportazione quel senso di vuoto e nonsense che la fanno da padroni per tutto il film.
In questa prima parte dell'articolo non ci sarà alcuno spoiler, per cui potrete leggere serenamente fino al momento in cui proseguirò solo con chi ha già visto questo scempio cinematografico.
Come ogni buon lungometraggio apocalittico, anche qui sono morti quasi tutti. Siamo nel 2043 e c'è stata una guerra nucleare, di quelle che tendono a brasare la razza umana, ma come al solito se ne salva sempre qualcuno e la giostra ricomincia, suo malgrado. Anche qui la giostra ha ricominciato e nel peggiore dei modi. Il mondo è  uno scatafascio di violenza e desolazione, con aree ancora contaminate e aree leggermente urbanizzate dove uomini, tornati ad un livello di esistenza quasi primitivo, vivono alla giornata barattando quello che hanno ed arrabattandosi come possono. L'ambientazione è quella, per intenderci, di Mad Max o Ken il Guerriero e con quest'ultimo ci sono altre analogie oltre a questa citata.
La storia è ambientata negli Stati Uniti e il protagonista è in viaggio verso ovest per una missione di stampo religioso, che si delineerà con precisione via via che la trama si dipanerà davanti ai vostri occhi. Tutto tranquillo, se non fosse che questo tizio chiamato Eli (Denzel Washington) è un incrocio genetico tra Bruce Lee, Ken il Guerriero, Capitan America, l'Ultimo Samurai, un po' di Hulk, un pizzico di Rambo e direi anche qualcosina di Clint "Faccia di cuoio" Eastwood (per via della mira con la pistola).
Vi sembrerà quasi di toccare con mano il sadismo del regista nel ficcarlo nelle situazioni più disperate e senza via di uscita, per poi vederlo uscirne fuori come un'anguilla dalle mani pacioccose di un bimbominkia, facendo letteralmente a pezzi con il suo machete orde intere di nemici assetati di sangue.


Con quel machete manderà all'altro mondo quei pochi disgraziati
sopravvissuti all'olocausto atomico.

In mezzo a questi spezzoni manga, troviamo un filmetto che scimmiotta gli scenari di Mad Max senza mai crederci troppo. Persino Gary Oldman, attore che rispetto moltissimo, ha un che di eccessivamente caricaturale e stonato: lo definirei un cattivo da fumetto mal disegnato. Dopo aver sopportato tutto questo arriverà il finale che, come un autobus sulla vostra fronte, disintegrerà gli ultimi rimasugli di coerenza rimasti, riversandovi addosso un senso di delusione fin troppo consistente per essere soltanto un film.
Da questo momento in avanti, se non lo avete ancora visto, andate direttamente alla "conclusione" dell'articolo.


Gary Oldman nella parte del super cattivo: Carnegie.


[spoiler]
Ma dico io... ma come è possibile conciliare un finale del genere con una storia come quella? Ho letto in rete diverse opinioni e addirittura c'è chi afferma che la scena finale non vuole sottolineare il fatto che il protagonista sia cieco. Assolutamente falso. Chiaramente nella storia il protagonista è cieco, fin dall'inizio del film. Lo dimostra la bibbia in braille, che si porta dietro fin dai titoli di testa e l'inquadratura finale sui suoi occhi... occhi che non vedono (e cuore che non duole). Ma quindi? Ci sono una montagna di scene precedenti che indicano il contrario. La scena di caccia con il gatto, i colpi super precisi con il machete, le frecce sparate con una precisione alla Robin Hood nella gola e nel basso ventre di due cattivoni di turno, i colpi di pistola "one shot, one kill", tipo cecchino russo, durante la sparatoria nel villaggetto apocalittico... insomma, la sagra della minkiata, persino per un vedente. L'unica speranza resta la spiegazione religiosa, per cui la protezione divina avrebbe infuso ad Eli capacità di combattimento senza eguali, ma non è che questo salvi il film dalla gogna e dal pubblico ludibrio, anzi...
[fine spoiler]


La coprotagonista femmile, Mila Kunis.
Bravina, non c'è che dire...  :-)

In conclusione:

Volete vedere teste che saltano? Se vi accontentate del fatto che a farle saltare c'è Denzel Washington e non Ken il Guerriero, allora è il film che fa per voi.
Se invece cercate un film apocalittico con una trama coerente, un po' elaborata, con momenti di suspense alternati a bei momenti di azione, guardatevi The Road, 2009, John Hillcoat, con Viggo Mortensen e tanti saluti.
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Voto WhatsGeek Movies: 4/10

sabato 19 settembre 2015

La Spada di Shannara



Premetto che quella che segue è una recensione, per cui nessuna anticipazione riguardo la storia verrà fatta. L'articolo vuole dare un consiglio a chi è in cerca di una bella saga Fantasy ed è indeciso su quale libro buttarsi.
Ad oggi, se andate su Amazon e listate i più popolari scrittori del genere Fantasy, trovate Terry Brooks all'ottantasettesimo (87!) posto, Bella Forrest al primo (!), George R. R. Martin al terzo e J.R.R. Tolkien al nono.
Intrusi a parte, che non sono scrittori fantasy, personalmente non concordo con questa classifica, ma questa è la mia personale e misera opinione contro la matematica delle vendite, per cui taccio.
Questo primo libro della trilogia ha tutte gli ingredienti per soddisfare la fame di Fantasy di qualsiasi lettore. In circa seicento pagine racchiude l'intera pletora dei canoni classici raccontati in maniera avvincente e praticamente senza punti morti o eccessivamente lenti, piaga che invece infesta i libri di George R.R. Martin.
Il libro è del 1977, la galattica annata del primo Guerre Stellari, e direi che ripercorre in una chiave moderna le linee guida tracciate dal grande maestro Tolkien.
Brooks è stato tacciato di plagio da molti, ma ha sempre respinto le accuse, aggiungendo peraltro che il primo libro della trilogia di Shannara, in particolare, è proprio un omaggio al grande scrittore pioniere di questo genere di storie. Le similitudini ci sono, senza dubbio, ma la storia si vede fin da subito che ha un suo cuore narrativo peculiare, che la rende unica ed i personaggi, nonostante certi accostamenti a quelli tolkieniani, hanno comunque una caratterizzazione che, via via che il racconto prosegue e prende corpo, li libera da qualsiasi accusa di plagio. 
C'è anche da dire che nel prosieguo della saga, ovvero già dal secondo libro "Le pietre magiche di Shannara", la storia si discosta completamente da ogni similitudine con "Il Signore degli Anelli".
In Shannara la magia, come ogni buon Fantasy che si rispetti, è presente in maniera massiccia e anche qui avremo il comporsi di una Compagnia (Party) che attraverserà infinite peripezie per svolgere il suo compito e salvare le Quattro Terre, versione Brooksiana della Terra di Mezzo.
Al contrario del mondo di Tolkien, quello di Brooks è la Terra, proprio il nostro pianeta, ma in un tempo futuro: questo viene spiegato fin da subito nella storia.
Impossibile non venire affascinati dal personaggio del Druido Allanon, corrispettivo di Gandalf, ma decisamente più virile ed impetuoso, punto cardine dell'intera impresa.
Il libro è corposo, ma si lascia leggere con la leggerezza e la velocità di un opuscolo, questo grazie al serrato avvicendarsi degli avvenimenti che vi terranno incollati alle pagine come un orso ad un barattolo di miele.
Oltre a terribili scontri all'arma bianca, spadoni a due mani, arti magiche, trolls, lunghi viaggi in terre ostili, e tutto quello che un amante del genere può desiderare, Terry Brooks trova il tempo di descrivere e caratterizzare in modo incredibilmente realistico la psicologia dei personaggi, aumentando il senso di realismo della storia ed il coinvolgimento del lettore.
Le ultime pagine poi sono assolutamente commoventi e l'acquisto del secondo libro della trilogia diventa un automatismo quasi scontato.

In conclusione:

Forse anche per il fatto che sia il primo libro della lunghissima Saga di Shannara, tra le sue pagine si respira la freschezza di una fantastica storia tutta da gustare e fino alla fine la sensazione resta la stessa senza mai calare di tono.
Se siete un po' stanchi di certe annacquature di George R.R. Martin, avete voglia di un po' di vero Fantasy e per puro caso non lo avete ancora letto, non aspettate oltre: fatelo vostro.

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Voto WhatsGeek Books: 9/10