Gironzolando per un mercatino di libri usati, l'occhio mi cade su un paio di glorie del passato che, per un certo periodo, furono un vero e proprio tormentone durante gli anni '80: i librogame.
Immediatamente immagini di lontane avventure scorrono nella mia mente: Lupo Solitario, Oberon, il giovane mago, il Prete Gianni della saga dei "Misteri d'Oriente", Pip di "Alla Corte di Re Artù", l'eroe della saga ambientata nell'antica Grecia, le fantastiche ambientazioni post-apocalittiche di "Guerrieri della Strada" e tantissimi altri che la mente, nello sforzo del ricordo, non riesce ad afferrare.
La catena dei ricordi non termina, ma affonda ancora di più tra immagini ancestrali, quasi sbiadite reminiscenze, di un'altra bellissima collana, meno matura, indirizzata ai più piccoli, ma altrettanto magica: "Scegli la tua avventura", editi da Mondadori sul finire degli anni '80.
Iperspazio, della collana "Scegli la tua avventura". La storia con i suoi diversi finali era veramente divertente. |
Il primo libro-gioco che lessi fu proprio uno di quest'ultima collana citata. S'intitolava "Iperspazio". Questi libri erano strutturati affinché il lettore potesse compiere delle scelte durante la narrazione. Tanto per cominciare il punto prospettico dell'intera storia era quello del protagonista, narrata rivolgendosi al lettore come se fosse lui stesso dentro l'avventura in corso: "Il tuo nuovo vicino, il professor Zinka, è un eminente scienziato che sta esplorando i misteri dell'iperspazio. Un giorno ti invita nel suo laboratorio segreto per mostrarti la sua più audace invenzione: l'ipolaser."
Poi, ad un certo punto, in una particolare situazione, il lettore aveva la possibilità di decidere quale azione intraprendere attraverso una scelta che poteva essere un bivio, ma anche implicare più di due possibilità. Ciascuna scelta portava ad una pagina diversa ed il racconto proseguiva sulla base del percorso intrapreso dal lettore.
I libri di "Scegli la tua avventura" erano veramente molti ed estremamente vari nelle ambientazioni. |
Le conseguenze tra una scelta e l'altra potevano avere ripercussioni anche considerevoli nella storia e stravolgerla completamente rispetto ad un altro comportamento attuato.
Il librogame era l'evoluzione successiva di questa struttura: le storie erano più lunghe ed articolate, le possibilità di scelta più complesse ed erano stati introdotti concetti presi dai giochi di ruolo, come l'inventario del giocatore, le caratteristiche fisico\psichiche, che influenzavano i vari eventi che subiva, o ai quali dava vita il protagonista, le razze, i combattimenti e molto altro ancora.
I librogame di Lupo Solitario: assolutamente i migliori di tutta la collana. |
Tornando al mercatino di inizio articolo, decido di tentare un revival ed acquisto una serie che ai tempi non avevo letto: Ninja.
Chi conosce i librogame, difficilmente non ha amato la serie di "Lupo Solitario", capofila del genere e anche serie più longeva con ben 28 libri, ma questo invece, a parte il fascino sempiterno emanato dai ninja in generale, non è che mi avesse mai interessato granché.
Il racconto di "Vendicatore!", il primo della serie, ti catapulta in un mondo più fantasy che "ninja", ma comunque godibile e con tutti i punti forti della collana, ma qualcosa non va: quello che un tempo era "quel non so che" che ti incollava alle pagine, non esiste più. Troppo tempo è passato: per quanto la storia sia sicuramente matura ed articolata, la mente sente la necessità di una più complessa stesura, i bivi durante la lettura sono poco più che un diletto e la necessità dei combattimenti è nulla, per cui decido di saltarli bellamente assegnandomi la vittoria a priori.
Ecco il libercolo trovato al mercatino: una bella serie che mi ero perso ai tempi d'oro dei librogame. |
Oberon: un'altra grandissima serie in quattro libri, con un bel finale e dinamiche di "gioco" veramente ben fatte. Ottima resa dell'uso delle arti magiche. |
Beh... a ben pensare già ai suoi tempi era facile che, arrivati ad un certo punto della lettura, se si moriva in combattimento, difficilmente si ricominciava daccapo, come avrebbe voluto "la regola", più facilmente si ripeteva il combattimento, se non addirittura si risolveva il problema con qualche piccola azione da baro durante il lancio dei dadi.
Nonostante questo, il librogame è l'ennesima icona degli anni ottanta e come tale merita un rispetto incondizionato, oltre ad essere un'idea editoriale decisamente interessante, visto che inserisce un elemento quale l'interattività in un medium, il libro, che non è precisamente stato progettato per questo, anzi, la natura del libro, solitamente è una trasmissione unilaterale dallo scrittore al lettore senza nessuna possibilità di intervento.
In conclusione:
Forse se invece di buttarmi su una serie qualitativamente inferiore avessi riletto la saga di Lupo Solitario, sarei stato meno deluso, ma forse no... Sono libri di quegli anni, per quegli anni e certamente il target è rivolto a giovani menti, ma non troppo. Le dinamiche non sono tanto differenti da un qualsiasi romanzo fantasy. Credo piuttosto sia andato perduto il bisogno di tutta questa interazione, in favore del farsi trasportare da una storia, senza interferire.
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