Una bellissima storia che con il Castaway americano condivide solamente il tema del naufragio, ma lo affronta in modo decisamente differente.
Kim Seung-geun è, come si suol dire, "alla canna del gas", pieno di debiti e senza speranza e decide quindi di suicidarsi gettandosi da un ponte che attraversa il fiume Han.
Chiaramente il destino, in base alla sempre vigente Legge di Murphy, il cui principio generale enunciato in soldoni sarebbe che ci accade sempre l'opposto di quello che ci aspettiamo, non solo gli fa la grazia di lasciarlo in vita, ma lo spedisce nella vicina isoletta nel bel mezzo del fiume.
Il nostro amico, che non sa nuotare, con il cellulare praticamente scarico e nessun modo di avvisare qualcuno della sua situazione, si ritrova naufrago a due passi da casa, nel bel mezzo della civiltà.
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Giacca e cravatta: rivestito ancora del vecchio mondo Seung-geun viene catapultato nel luogo che gli darà nuova vita |
Gli ultimi scampoli di vita del cellulare verranno consumati in meravigliose e sagaci gag telefoniche degne del migliore cinema comico.
L'archetipo vuole che il protagonista, prima di risorgere, si faccia un giro nell'Ades, e così accade: un momento di profonda disperazione sfocia in un tentativo di suicidio, ma che sarà solo un trampolino di lancio per la nuova vita nell'isola, libera dai debiti e dalla folle vita moderna.
Nessuno si accorge di lui se non Kim Jung-yeon, una ragazza con profondi problemi psicologici che vive praticamente segregata in casa e i cui unici contatti con il mondo avvengono attraverso internet.
La ragazza, con il teleobiettivo della sua macchina fotografica, riesce ad osservare un ormai giocondo Seung-geun nel tentativo di asservire l'ambiente selvaggio dell'isola.
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Kim Jung-yeon, interpretata da una straordinaria Jung Ryeo-won |
Da quel momento nasce uno scambio di battute in modalità surreale, un po' come tutto il film, con un Seung-geun che scrive sulla sabbia della riva del fiume e una Jung-yeon che risponde con i classici messaggi nella bottiglia.
Ne nasce così un bellissimo rapporto che attraverserà ostacoli e traversie per giungere ad uno scoppiettante finale.
Con la regia di Lee Hey-jun, questo film è l'ennesima tacca sul palmarès del cinema d'Oriente, che ancora una volta dimostra la sua grande capacità comunicativa attraverso meravigliose storie e bravissimi attori.
Non a caso fin dalla sua prima uscita, nel 2009, ha vinto numerosi premi tra cui il New York Asian Film Festival e l'italiano Far East Film Festival, il Golden Cinematography Awards, vinto da Jung Jae-young (Kim Seung-geun) come miglior attore e molti altri.
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Con il suo teleobiettivo è l'unica persona che si accorge del naufragio |
Come nella migliore scuola cinematografica, la forza di quest'opera è certamente quella di riuscire a strappare una risata durante una scena ed una seria riflessione nella scena successiva, amalgamando le dicotomie con un'armonia senza pari e trattando, nell'insieme, temi di grande profondità ed attualità.
Come per il film Primer, di cui abbiamo parlato qualche articolo fa, non esiste doppiaggio italiano e sinceramente non ho idea se esista nemmeno quello in inglese, per cui sono d'obbligo i sottotitoli, salvo che non conosciate il coreano, ma vi assicuro che ne vale la pena.
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Kim Seung-geun dopo la metamorfosi |
Come per il film Primer, di cui abbiamo parlato qualche articolo fa, non esiste doppiaggio italiano e sinceramente non ho idea se esista nemmeno quello in inglese, per cui sono d'obbligo i sottotitoli, salvo che non conosciate il coreano, ma vi assicuro che ne vale la pena.
In Conclusione:
Un film piacevolissimo da vedere, della migliore scuola cinematografica orientale, ricco di spunti di riflessione e sempre capace di strappare una risata.
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Voto WhatsGeek Movies: 8/10