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venerdì 21 novembre 2014

Another World, un gioco di un altro mondo


Quando Delphine Software chiuse, nel 2004, portai il lutto per una settimana.
Era nata sul finale degli anni Ottanta e si era messa subito a cavalcare l'onda dei computer a 16/32 bit, che nascevano in quel periodo: e lo fece con grande stile.
Vogliamo ricordare un po' di titoli? "Future Wars", una delle più belle avventure punta e clicca mai scritte, anche se il gameplay soffriva dell'eccessiva difficoltà e degli odiatissimi vicoli ciechi che furono banditi dalle successive generazioni di questa categoria di videogames. "Operation Stealth", altra bellissima avventura grafica che ricordo giocai avidamente e finii in un soffio, con un James Bond caricaturale e un gameplay quasi perfetto, grandemente sottovalutata dalle recensioni dell'epoca.
Il gioco di punta però rimane "Another World", ideato da Éric Chahi e pubblicato nel 1991 per Amiga 500, piattaforma su cui era stato anche scritto e Atari ST, a cui seguirono, visto il successo, le versioni per MS-DOS, Mega Drive, SNES e molte altre.
Lester Knight Chaykin è un fisico, ma di quelli fighi, che arriva al laboratorio in Ferrari e pure sgommando.
Con una specie di dna-scan e una password di accesso apre la porta che lo porterà al suo laboratorio dove, chiaramente, si sta occupando di roba segretissima e complicatissima.
Il nostro Lester arriva in laboratorio col
macchinone! Sicuramente non era
un ricercatore italiano.
Quasi da manuale il prosieguo della trama: durante il countdown dell'esperimento principe, mentre il nostro eroe si apre una lattina di Red Bull, un fulmine colpisce in pieno tutto il marchingegno mandandolo in corto e creando una scarica che investe Lester, catapultandolo in un altro mondo. 
L'arrivo nella nuova realtà non è certo dei più sereni. Lester finisce in un lago e neanche il tempo di ripigliarsi che un mostro tentacolare lo attacca, sfuggito dal quale si trova ad affrontare dei grossi vermi dotati di pungiglione velenoso e un incrocio tra una tigre dai denti a sciabola, un cinghiale e Giampiero Galeazzi.
Scampato da tutte le sfighe di benvenuto, finirà dritto nelle mani dei padroni di questa realtà: una razza umanoide dotata di intelletto, ma senza esagerare, che ad un suo gesto di saluto risponderà al nostro Lester con una bella bastonata nelle gengive, facendolo svenire, per poi rinchiuderlo in un gabbione insieme ad altri schiavi della razza locale. Il giocatore, che aveva preso in mano le redini già quando stavamo nel lago con il polipone, dovrà guidare Lester tra mille peripezie nel tentativo di aprirsi una via di fuga dalla prigionia.

Lester in gabbia insieme ad un coinquilino alieno.

A fargli compagnia ci sarà un coprotagonista alieno che, rinchiuso in gabbia assieme a lui, si ritrova libero sulla scia della fuga del nostro scienziato.
La grandezza del gioco era dovuta dall'estrema semplicità dei comandi, ed anche dall'immediatezza della narrazione, che, senza utilizzare dialoghi, nè parlati, nè scritti, riusciva a coinvolgere il giocatore in continui colpi di scena e cambi di situazione. Inoltre a dispetto dei semplici comandi, gli enigmi da risolvere erano spesso geniali e al contempo accessibili, senza mai diventare troppo difficili.

Lester cerca di capire come far fuori i vermoni uncinati,
nel mentre un simpatico gattone lo osserva in lontananza.

Un altro punto di forza erano i movimenti del personaggio principale molto fluidi e realistici, creati con una tecnica chiamata rotoscoping e molto simili allo stupefacente capostipite di questo tipo di animazioni, Prince of Persia, della Brøderbund, anno 1989.
Il godimento finale perveniva dall'uso dell'arma ad energia che Lester rubava ad un alieno durante la sua fuga. 
Inizialmente il personaggio poteva camminare, correre, saltare e tirare calcetti negli stinchi. Non si spiega perché non avessero implementato mosse offensive corpo a corpo ad altezza uomo e non nano da circo ed infatti questi calcetti venivano usati nel gioco solo per far fuori i grossi vermi uncinati.

Gli enigmi erano un perfetto mix di uso intelligente dell'arma,
usata anche per interagire con l'ambiente, e labirintici livelli.

Raccolta la pistola ad energia, Lester poteva sparare, con la semplice pressione del pulsante del joystick, oppure, mantenendo la pressione un po' più a lungo, creare barriere di energia che fungevano da ripari durante gli scontri a fuoco ed infine, con una pressione ancora più prolungata, sparare super blobboni di energia capaci di spazzare via porte, barriere di energia nemiche e polverizzare letteralmente gli avversari.

L'alieno a destra è ad un fotogramma da una brutta fine...

Come tutti i videogames di grande qualità, anche Another World si finisce d'un fiato come si farebbe con un buon libro e lascia un ricordo indelebile. Il finale, di cui non anticipo niente, è molto cinematografico, a dispetto della grafica un po' scarsetta dell'epoca e l'arrivo dei titoli di coda lascia spazio a belle riflessioni su tutta la storia vissuta.
Una menzione tutta particolare va alla colonna sonora, che, sebbene nella versione originale fosse relegata solo ad inizio e fine gioco, contribuisce tantissimo a ricreare l'effetto filmone, galvanizzando il giocatore per quello che dove venire e ad oggi è un riff musicale che ancora ha una sua presa su chi ascolta.

Ecco un tipico scontro a fuoco con le rispettive barriere di
energia create da queste speciali pistole.

Tralasciando "Heart of the Alien", una sorta di seguito ufficiale del gioco disponibile solo per Sega Mega CD il cui protagonista è l'alieno coprotagonista di "Another World", altri videogames considerati il seguito di questo capolavoro furono "Flash Back" e "Fade to Black", ma solo perché vennero pubblicati da Delphine Software negli anni successivi ad Another World e in parte ne riprendevano il gameplay, perchè la storia era a sé e nulla aveva a che vedere con il nostro Lester. 
Ricordo perfettamente che i rumors dell'uscita di Flash Back lo descrivevano come il seguito, scatenando i deliri di chi questo gioco lo aveva amato davvero. Alla fine anche Flash Back risultò un bel prodotto molto godibile, ma aveva perso qualcosa rispetto al pathos del suo predecessore. 

In conclusione:

Un vero classico. Se non lo avete mai provato e volete giocare un po' di vintage correte ad avviare l'emulatore, o chiedete un Amiga 500 a vostro zio, o se proprio non ce la fate sparatevi una delle recenti conversioni per iOS, Android, Playstation 3, 4 e Vita, Xbox One, Nintendo Wii U, Nintendo 3DS...
Parliamo di qualcosa che sta nell'Olimpo dei migliori giochi mai scritti.


Punti a favore:

  • Giocabilità altissima, immediatezza dei controlli nonostante una buona complessità.
  • Una bellissima storia, narrata splendidamente senza l'uso di dialoghi.

Punti contro:

  • Il gioco è molto breve e lascia un lieve senso di incompiutezza. Per questo tutti aspettavano un vero seguito, che in realtà non è mai arrivato.
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Voto "Game Amiga 500": 9/10

Voto "Game Assoluti": 8/10 

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Piattaforma: Commodore Amiga 500