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domenica 7 dicembre 2014

Lost Patrol


Un videogiocatore, senza dubbio, è abituato alla sfiga più nera e non potrebbe essere altrimenti: ogni volta che inizia una storia in una delle sue innumerevoli vite virtuali, solitamente viene catapultato in mezzo a qualche casino, che nel migliore dei casi è una guerra, un incidente aereo, un'epidemia di colera, nel peggiore è un'invasione del pianeta Terra da parte di una razza di leviatani ciascuno grande quanto un continente, o un'apocalisse zombie, o una gita in una qualche simpatica e variegata dimensione infernale.
Insomma, un videogiocatore è tendenzialmente uno avvezzo all'avverso destino, in barba all'ottimismo di Tonino Guerra, ma in fondo è anche uno a cui piace stare nel centro del ciclone.


La mappa di gioco. A sinistra l'elicottero schiantato e la posizione
della nostra squadra. La base a cui dobbiamo giungere sta a destra...
molto a destra...
Nel 1990, Ocean Software, uno dei distributori di videogames d'eccellenza del periodo, rilasciò per Amiga un RPG d'azione, sviluppato da Simon CookeIan G.Harling di Shadow Development. Il gioco non smentiva l'assioma appena descritto: narrava la storia di un gruppo di militari statunitensi durante la guerra in Vietnam e di ritorno da una breve licenza spesa a Saigon che, per non eccedere in serenità all'interno del plot di un videogioco, schiantavano il loro elicottero da qualche parte negli altopiani centrali di quella simpatica regione.


Non tutti arriveranno in fondo al gioco...
A questo punto, nel bel mezzo del nulla, a circa cento chilometri dalla Du Hoc, la base americana più vicina, il giocatore con un sorriso ebete prendeva in mano il joystick e cominciava a penare, cercando di portare in salvo i sette sopravvissuti allo schianto.


Schermate statiche simile a questa descrivono gli eventi
via via che si susseguono.
E da penare ce n'era parecchio, visto che questo gioiellino viene considerato tra i videogames in assoluto più difficili da portare a termine ed in effetti anch'io, nonostante il monte ore dedicatogli, non sono mai riuscito a finirlo.
Il grande punto di forza di Lost Patrol era l'atmosfera. La colonna sonora, scritta da Chris Glaister, era semplicemente formidabile. Un riff musicale che veniva ripetuto in loop durante il gioco, interrotto solo dagli eventi che irrompevano nella routine gestionale della squadra, ma che non stancava mai e manteneva il giocatore come ipnotizzato dentro quell'incubo nelle lande del Vietnam.
Il giocatore prendeva il controllo del Sergente Charlie Weaver ed aveva tutta una serie di parametri da gestire per riuscire a portare in salvo la sua squadra. Tra i fattori più importanti c'era il cibo da razionare, la velocità di marcia e la direzione, i riposi e la loro durata. 
Il gioco era a turni, per cui impostati alcuni dei parametri appena accennati, si cominciava a prendere decisioni per spostarsi, nominare due scout e mandarli in avanscoperta, perlustrare l'area in cerca di trappole o nascondigli di armi nemiche, lasciare a nostra volta delle trappole dietro di noi lungo il cammino


Alcuni filmati a bassa risoluzione si alternano alle schermate.
Dietro, la mappa di gioco.

A creare una grande immersione nella storia, oltre alla musica, dopo ogni scelta fatta, delle schermate statiche o delle animazioni descrivevano l'azione che i soldati stavano compiendo. Piuttosto rivoluzionari per l'epoca certi filmati in bassissima risoluzione che mostravano i soldati mentre guadavano un fiume, o correvano in mezzo alla jungla. Reali filmati in bianco e nero decisamente rari nei videogiochi di allora e per questo di grande effetto.


I nostri ragazzi riposano un po' prima di
riprendere la marcia.
Durante gli spostamenti dei nostri poveri dispersi verso la salvezza, accadevano eventi particolari che non erano casuali, ma legati alla zona del territorio nella quale ci stavamo spostando.
Per cui potevamo essere attaccati da una pattuglia nemica, uno dei nostri poteva venire ferito gravemente o anche ucciso da una trappola vietcong, la nostra pattuglia in avanscoperta poteva trovarsi di fronte ad un viet incazzatissimo, emulo di Bruce Lee, e doverlo affrontare in una lotta corpo a corpo e così via.
Ciascun evento dava vita ad un minigioco, quasi tutti di qualità mediocre, che ne decretava il risultato.
Ma come dicevo all'inizio. la grande forza di Lost Patrol era l'atmosfera e quando il minigioco finiva male e uno dei nostri perdeva la vita, il riff si trasformava in un requiem e la scritta "killed in action" veniva posta sotto la foto del militare ucciso. Una breve schermata di un seppellimento militare in campo nemico chiudeva l'avvenuta tragedia digitale e qualcosa dentro di noi veniva toccato.


Ecco qua. Le schede dei personaggi della nostra squadra.
Semplici ed esaustive allo stesso tempo.

Poi il riff ripartiva inesorabile e i sopravvissuti ricominciavano a tirare avanti.
Ciascun membro della squadra, oltre ad avere particolari skills intuibili solo dalla descrizione biografica nel manuale del gioco, aveva anche due punteggi: uno di Forza ed uno di Morale. Terminato il primo, il personaggio moriva, mentre terminato il secondo, dava di matto e poi moriva. Inoltre era presente un campo descrittivo sotto ciascuno di loro nel quale venivano annotate ferite o pericolosi stati mentali per dare un maggior senso di dettaglio e di realismo al tutto.


Uno dei tanti minigiochi,
un po' scarsini...
Dopo fin troppe ore spese ai tempi dell'Amiga 500, la fine di questo gioco me la sono rivista quasi quindici anni dopo, sul tubo, operazione impossibile negli anni degli homecomputers non connessi al web. Il finale, considerato lo sbattimento incredibile, è un po' troppo semplicione, ma lascia spazio anche per un sentito messaggio patriottico e alla fine non è che abbia un gran peso nella valutazione del gioco.
Chi ama i videogames lo sa: alcune storie restano nel cuore e Lost Patrol, per me, è certamente una di quelle.

In conclusione:

Il gioco ai tempi, dalle riviste del settore, è stato moderatamente considerato un buon prodotto, senza mai eccellere. A modo suo ha fatto storia, perché era qualcosa di non convenzionale e aveva quel quid che lo faceva somigliare ad un bello e coinvolgente film interattivo.
Se siete della vecchia guardia e ve lo siete perso, vi consiglierei un saltino sull'emulatore. 


Punti a favore:

  • Grande storia e una buona immersione nell'ambientazione.
  • Una colonna sonora rimasta nel cuore di molti.

Punti contro:

  • E' un gameplay particolare, direi quasi meditativo. E' un gioco che va capito per essere amato, altrimenti dice poco o nulla.
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Voto "Game Amiga 500": 8/10

Voto "Game Assoluti": 6/10 

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Piattaforma: Amiga 500